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Miscela Personalizzata Caffè Armeno

Tostatura Parma
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  • SANTOS: ll il più classico dei caffè brasiliani: ha un aroma morbido e pieno, con una acidità molto equilibrata che lascia un retrogusto di cioccolato e nocciola.
  • NICARAGUA: Ricco di profumi, corposo con una media acidità,e dolce al gusto.

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La Storia del Caffè

La zona d’origine della pianta del caffè è la regione di Caffa in Etiopia. Alcuni pensano che il nome della pianta derivi da quest’area geografica, altri sostengono che l’origine sia la parola araba qahwa che significa vino.

Anticamente, nelle regioni d’origine della pianta del caffè, dalla lavorazione delle bacche non si ricavava una bevanda ma un alimento. I semi venivano frantumati, impastati con grasso e sale e l’impasto ottenuto, diviso in pezzi, era cotto e consumato come pane.

La pianta del caffè è conosciuta dalle popolazioni arabe, fin da prima del Mille. Furono le guerre, le conquiste e le invasioni a diffonderne l’uso e, intorno al XIV secolo, attraverso l’Egitto, giunse in Arabia, dove fu posto a coltura molto tempo prima che cominciassero le esplorazioni europee.

Verso la fine del ‘400 le piantagioni si estendevano su tutta la penisola Araba e il caffè era una delle tante merci, oggetto di scambio con gli altri Paesi del Medio Oriente.

Il caffè, come bevanda, inizia a diffondersi intorno al XIV secolo, periodo in cui gli arabi cominciarono a tostare i semi della pianta al fine di ottenere la nota bevanda aromatica. Due secoli più tardi, all’inizio del Seicento, il caffè era la bevanda più diffusa dell’Islam dato il divieto islamico nei confronti delle bevande alcoliche.

Furono, infine, i turchi, attraverso le conquiste e l’espansione dell’Impero Ottomano, a completare la diffusione del “vino dell’Islam”, così veniva chiamata la bevanda in tutto il Medio Oriente, e fu sempre grazie ai turchi che gli europei, intorno alla seconda metà del Cinquecento, cominciarono a sentire il profumo del caffè.

Nel 1554 due mercanti, Hakim di Aleppo e Gems di Damasco, aprirono a Costantinopoli le prime due case del caffè chiamate kahweh-kanes. Questi erano locali pubblici dove si somministrava l’infuso di caffè e furono gli antenati di tutte le caffetterie moderne.
In queste prime “caffetterie” nacque anche lo spirito del caffè inteso, non solo come bevanda, ma anche come luogo per scambi culturali ed economici e per attività di svago.

I primi incontri degli europei con il caffè avvennero sul finire del ‘500. Leonard Rauwolf nel 1582 scrisse un libro sul suo soggiorno nei Paesi del Medio Oriente e, tra le altre cose, descrisse anche l’abitudine delle popolazioni locali di bere caffè. Nel 1585 Gian Francesco Morosini ha modo di assaggiare il caffè e di descrivere l’usanza dei turchi:
“Di bere un’acqua negra bollente, che si chiama cavèe”.

L’irresistibile ascesa della nuova bevanda contribuì a far superare definitivamente i pregiudizi che avevano circondato per secoli il caffè. Che, inizialmente, la Chiesa aveva tentato di confinare ai margini della vita sociale. Turbata dalle voci sul potenziale afrodisiaco della bevanda, la Chiesa aveva dunque condannato subito il cosiddetto vino d’Arabia accusandolo di essere una “bevanda del diavolo”. Che però, narra la leggenda, era apprezzata persino da papa Clemente VIII, il quale all’inizio del ’600 si rifiutò di proibirne ufficialmente il consumo, come chiedevano i suoi consiglieri.

Il caffè si diffuse in tutta Europa con la simultanea apertura delle prime botteghe del caffè nelle capitali e nelle principali città d’Europa.

A Venezia il caffè cominciò ad arrivare, anche se in quantità modeste, già verso la fine del ‘500 grazie al medico e botanico Prospero Alpini. In quegli anni, comunque, il caffè era considerato più un medicinale che una bevanda. Le qualità del caffè furono però così apprezzate dai veneziani che in breve tempo si trasformò, da medicinale stimolante, a piacere del palato. La prima bottega del caffè fu aperta in Piazza San Marco nel 1683, Il caffè Florian.

Il caffè fu introdotto in Francia nel 1644 e il primo caffè fu aperto a Marsiglia nel 1671. Intanto a Parigi l’ambasciatore dell’Impero Ottomano, Solimano Aga Mustafà Raca, dava sovente dei ricevimenti durante i quali offriva la bevanda ai suoi invitati.

Il caffè cominciò così ad essere conosciuto dalla nobiltà e arrivò in breve tempo alla Corte del Re Sole, Luigi XIV. Il caffè in Francia divenne veramente popolare nel 1702.
In quell’anno un siciliano, Francesco Procopio dei Coltelli, aprì a Parigi, di fronte al Thèâtre Franςais, il “Cafè Procope”. Qualche decennio dopo i caffè attivi a Parigi erano più di 300.

Gli austriaci conobbero il caffè nel 1683. In quell’anno l’esercito turco dovette ripiegare e rinunciare all’assedio di Vienna. Il ritiro delle truppe fu così rapido che molta parte del vettovagliamento fu abbandonato.
Tra l’abbondanza delle merci e generi di conforto che i turchi dovettero lasciare, c’erano anche molti sacchi di caffè.

Un polacco di nome Kolschitzky, che aveva eluso l’assedio dei turchi e guidato il duca Carlo di Lorena in soccorso dei viennesi, riuscì ad ottenere, come ricompensa per la sua azione, quei sacchi di caffè e il permesso di aprire il primo caffè viennese il “Zur Blauen Flasche”.

Fu Daniel Edwards ad introdurre il caffè in Inghilterra, aprendo nel 1652 il primo caffè di Londra il “Michael Alley”. Qualche decennio più tardi le coffee houses in attività a Londra erano circa 3000.

Fino alla fine del XVII secolo il caffè era un bene saldamente in mano agli arabi, e siccome erano gli unici a coltivarlo, e tali volevano restare, ne custodivano gelosamente le piantagioni. Il monopolio arabo fu però interrotto dalle grandi compagnie di commercianti e dai riusciti tentativi, da parte di queste, di impadronirsi dei semi della pianta.

Il primo furto d’alcuni semi di caffè; avvenne per opera di Bada Budan. Questo pellegrino indù riuscì a sottrarre alcuni chicchi della pianta con i quali iniziò la prima coltivazione di caffè nel Malabar, in India.

Gli olandesi nel 1690 riuscirono a prendere una pianta di caffè da una piantagione situata nelle vicinanze di Moka. Da questa pianta formarono estese e numerose piantagioni nei loro possedimenti a Batavia, Giava, Ceylon, Surinam e nella Guiana olandese. Le piante di caffè acclimatate nei giardini botanici di Amsterdam, furono offerte dagli olandesi ai giardini botanici di Parigi, Londra e Lipsia, e ai giardini italiani di Pisa e Padova.

In questi giardini il caffè fu inizialmente coltivato come pianta ornamentale e come curiosità botanica, ma non appena le monarchie coloniali compresero l’enorme potenzialità economica del commercio del caffè cominciarono ad acclimatare la pianta e ad avviare estese piantagioni, nei territori dell’America Meridionale e Centrale.

La scoperta dell’America per il caffè avvenne nel 1723, quando il francese Gabriele de Clieu, riuscì a portare a Martinica una delle quattro piante coltivate nel giardino botanico di Parigi.
Da questa prima pianta nacquero tutte le piantagioni di Guadalupa, Santo Domingo, Guiana, Antille e di tutte le altre colonie francesi. Gli inglesi nel 1728, con una pianta proveniente da Ceylon, diedero inizio in Giamaica alla loro prima piantagione di caffè.

Il caffè arrivò in Brasile nel 1727, grazie a Francisco de Melo Palheta, un militare brasiliano impegnato nella guerra tra Guiana francese e inglese. Palheta riuscì ad impadronirsi d’alcune bacche di caffè coltivate nei giardini del governatore della Caienna e a portarle in Brasile.

In Colombia il caffè fu introdotto dai gesuiti tra il 1730 e il 1732, e tra il 1740 e il 1780 si diffuse nel resto dell’America Centrale e nei Caribi. Infine, gli inglesi, dopo la prima guerra mondiale, portarono la coltivazione del caffè nelle loro colonie africane.

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