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PULY CLEANER DECALCIFICANTE

Puly Cleaner è il decalcificante per macchine caffè elettriche e bollitori acqua in comode buste predosate.

  • elimina i residui del calcare dalle macchine espresso domestiche, scambiatori di calore e pezzi incrostati
  • ideale per la manutenzione di tutte le macchine espresso elettriche ed i bollitori domestici di acqua
  • facile da usare, sicuro ed economico; l’uso periodico elimina il problema del blocco totale dell’apparecchiatura.

Disponibile :
in scatole da 10 buste da 30gr 

Istruzioni per l’uso: Sciogliere il contenuto della bustina in 1 litro di acqua e versare la soluzione nel serbatoio d’acqua della macchina.

– Macchina da caffè: azionare la pompa fino ad esaurimento della soluzione. Sciacquare bene il serbatoio, riempirlo nuovamente con acqua pulita ed azionare la pompa fino a totale svuotamento.

– Bollitore: posizionare l’interruttore su ON; una volta raggiunta la massima temperatura posizionare su OFF, scartare la soluzione e risciacquare bene.

È consigliato eseguire l’operazione almeno una volta al mese per prevenire il blocco totale dell’attrezzatura

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L’acqua dura o dolce e la nostra salute

La durezza dell’acqua ci permette quindi di valutare la sua efficacia come fonte naturale di calcio e magnesio e conoscendo meglio questi due nutrienti essenziali siamo maggiormente consapevoli dei loro benefici per la nostra salute. Secondo l’OMS l’acqua potabile fornisce dal 5 al 20% del fabbisogno di calcio e magnesio giornaliero a seconda della sua durezza e quindi dei processi di addolcimento o altri trattamenti in uso nel sistema idrico che possono condizionare il contenuto di minerali.

Il contenuto di calcio e magnesio dell’acqua del rubinetto quindi è all’interno dei limiti di sicurezza e non rappresenta un rischio per la salute. A differenza della diffusa credenza popolare per cui il consumo di acque ricche di calcio e magnesio favorisca l’insorgere dei calcoli renali, è dimostrato scientificamente come questa invece aiuti a prevenirne la comparsa. In aggiunta, studi recenti hanno evidenziato come la durezza dell’acqua potabile rappresenti un importante parametro o fattore di prevenzione delle malattie cardiovascolari.

Nello specifico, i risultati di diversi studi dimostrano che più l’acqua del rubinetto è dolce e maggiore è l’incidenza di malattie cardiovascolari nella popolazione, mentre l’utilizzo di acqua più dura è risultato un fattore protettivo. Le prime evidenze di questo importante significato sanitario della durezza dell’acqua potabile sono comparse da studi condotti già alla fine degli anni ’50 e confermati in seguito da ulteriori e importanti studi clinici, epidemiologici, in vitro in vivo.

Una conferma sostenuta dalla comunità scientifica mondiale, e che ha portato vari Paesi a iniziare a considerare l’acqua potabile un importante mezzo di prevenzione delle malattie cardiovascolari. Nello specifico, l’OMS si è impegnata a prendere in considerazione l’identificazione di un parametro minimo di calcio e magnesio per l’acqua potabile.

L’Italia, sulla base di queste evidenze scientifiche, e avendo già previsto in passato un valore del parametro durezza minimo pari a 60 mg/L di calcio per le acque addolcite o dissalate, ha stabilito il valore consigliato di riferimento di 15-50 °F equivalenti a 150-500 mg/L di calcio carbonato, ovvero a 60-200 mg/L di calcio.

Allo stesso modo il valore minimo di pH dell’acqua potabile a 6.5 era stato stabilito a suo tempo per garantire anche una durezza dell’acqua accettabile, dato che un pH<6,5 è tipico di acque molto dolci e poco mineralizzate. L’effetto benefico dell’acqua potabile in base alla sua durezza sembra essere dovuto principalmente al contenuto di magnesio.

 

L’acqua non è soltanto un solvente inerte, incolore, insapore e inodore perché nelle normali condizioni ha una somma di caratteristiche fisiche e chimiche che la tramutano in un ingrediente, molto importante per la qualità finale. Fermandoci al caffè, a prima vista si potrebbe ritenere che l’acqua migliore per fare un buon infuso sia un’acqua purissima, ultrafiltrata, distillata, deionizzata o oligominerale, ma non è così.

A questo punto bisogna premettere che per avere un buon caffè bisogna usare alte pressioni per una buona estrazione (dai nove a diciotto bar) e temperature limitate (al massimo novanta centigradi), come nelle macchine dei bar e ora in quelle familiari che usano le capsule. In questo modo nel caffè espresso si riesce a estrarre la giusta quantità di sostanze oleiche, aromatiche e body producer che realizzano la magia dell’espresso e che consentono il formasi della crema.

 

Le caratteristiche dell’acqua che condizionano la qualità del caffè sono di tre ordini. Prima di tutto un’acqua con il cloro non dà un buon caffè, non solo per il sapore, ma perché i composti di cloro hanno un forte potere ossidante che si sviluppa soprattutto a caldo e agisce sui grassi e sulla formazione della crema. In secondo luogo l’acqua non deve contenere ammoniaca, composti solforati e ferruginosi, odori derivati da alghe o muffe. I composti solfora-ti, in particolare, incidono sulla percezione degli aromi di tipo floreale e di frutta, deprimendo quindi importanti caratteri sensoriali dell’infuso. Infine per la qualità finale del caffè, contraria-mente a una comune opinione, importante è la durezza dell’acqua.

La durezza totale di un’acqua, causata dai sali di calcio e magnesio, è la somma di una durezza permanente e di una durezza temporanea. La prima è in gran parte dovuta a sali di solfati che non precipitano con il riscaldamento, mentre la seconda ai carbonati e bicarbonati che precipitano, causando incrostazioni che riducono l’efficienza delle macchine da caffè espresso.

Recenti analisi sensoriali sul caffè, considerando l’aroma, il sapo-re e la sua persistenza orale, la qualità e la consistenza della schiuma, la capacità di esaltazione delle caratteristiche organolettiche dimostrano l’importanza dei sali di alcuni minerali, soprattutto di calcio. Per questo, un’elevata durezza dell’acqua migliora la qualità del caffè, anche perché il calcio gli conferisce corposità, sciropposità e una crema elastica e stabile. Il calcio, inoltre, favorisce la formazione di un reticolo proteico che, quando il caffè scende nella tazzina, ingloba i grassi e i colloidi glucidici. Lo stesso reticolo proteico, giunto nella tazzina, per il suo basso peso specifico e sotto l’azione della anidride carbonica contenuta nell’infuso, sale in superficie formando la crema che contiene anche i grassi che danno aroma all’infuso.

In conclusione, un’acqua con poco o senza calcio, acida, fornisce caffè di scarso sapore, vuoti, con poca crema, scarsamente elastica. I migliori caffè si ottengono invece con acque mediamente dure, alcaline, parzialmente o totalmente prive di sali di magnesio dal sapore amaro.

Il calcio fa bene al caffè, ma non altrettanto alle macchine che lo producono. Nelle macchine da caffè espresso che forniscono centinaia o migliaia di tazzine, infatti, la precipitazione di sali calcio è un grave inconveniente e per questo si usa acqua addolcita sostituendo il calcio con il sodio, quindi un’acqua acida che ha una certa aggressività sui metalli, in buona parte ovviata dall’uso di acciai inossidabili. Per questo, nelle migliori macchine per caffè dei bar si usano filtri speciali che tolgono all’acqua le sostanze indesiderate (cloro ecc.), esercitano una protezione anticalcare e contemporaneamente ostacolano l’acidità con metalli alcalinoterrosi come il sodio e il potassio, usando un’acqua che è in parte aggiunta a quella dell’acquedotto, opportunamente filtrata su carboni attivi per ridurre i cattivi odori.

Per realizzare in casa un buon caffè, sia espresso sia moka, è necessario usare un’acqua che contenga una discreta quantità di sali minerali, senza che la percezione gustativa arrivi all’amaro e ad un sapido marcato, utilizzando l’acqua dell’acquedotto corrett-mente filtrata, eliminando le impurità in sospensione, il cloro e riducendo in modo controllato la presenza dei sali minerali. Questo è possibile lasciando decantare l’acqua in un vaso aperto, in frigorifero, in modo da far scomparire il cloro. In alternativa è bene usare un’acqua oligominerale che abbia un discreto residuo fisso, normalmente indicato in etichetta, e valutabile con una degustazione personale.

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